Perché esperti di tecnologia, marketing e blockchain di tutta Italia attaccano Marco Camisani Calzolari dopo il suo l’ultimo servizio sugli NFT andato in onda durante la puntata di Striscia la notizia del 4 Ottobre scorso?

Chi ha letto i miei articoli sa che preferisco un linguaggio semplice e diretto a quello tecnico e forbito, in modo che CHIUNQUE possa comprendere i concetti. Ho scelto quindi di raccontare l’accaduto non dal punto di vista tecnologico (anche se lavoro in una startup di settore) ma quello della comunicazione.

Prima di tutto spieghiamo cosa sono gli NFT

NFT = Non Fungible Token, ossia Token Non Fungibile.
L’acronimo NFT rappresenta un insieme di informazioni digitali contenute in una blockchain (l’internet delle criptovalute) che garantiscono diritti e attributi a un soggetto specifico.
Essenzialmente, un NFT sarebbe la versione digitale di un oggetto da collezione in edizione limitata.
Quindi arte e collezionismo, oltre a innumerevoli applicazioni nel campo delle certificazioni xlegali e commerciali. Insomma il futuro dei diritti di proprietà e delle certificazioni.
C’è da dire inoltre che la tecnologia NFT, legata imprescindibilmente al mondo della blockchain, da lavoro a centinaia di migliaia di persone e gode di investimenti miliardari da altrettante aziende, entrambi in continuo aumento.

Se vuoi approfondire gli NFT ti consiglio di leggere l’altro mio articolo NFT: SVOLTA O BUFALA?, dove spiego appunto in modo semplice questa nuova tecnologia.

Il fatto/misfatto di Camisani Calzolari

Il 4 Ottobre 2021 Striscia la notizia manda in onda un servizio del famoso divulgatore e auto dichiarato “Evangelizzatore Digitale” Marco Camisani Calzolari (l’uso della parola evangelizzatore non è casuale e ci torneremo più avanti).
Il servizio è durato 4 minuti, 1 dei quali a favore degli NFT e i restanti 3 a totale sfavore. Di seguito al servizio televisivo di Striscia, sono partiti come di consueto i relativi post sui vari social (normale attività di comunicazione e marketing) per attrarre maggiore visibilità e nutrire la reputazione dell’evangelizzatore Camisani.

Questo è il post Facebook uscito lo stesso giorno sul profilo del Calzolari.

 

Al quale hanno fatto seguito moltissimi commenti.

Quelli ovviamente positivi da parte dei suoi ammiratori, che non conoscendo la realtà si sono limitati a scrivere poche parole come “Bellissimo servizio”, “Spiegato in modo spicciolo”, “Ti seguo sempre, bravo Marco” e qualche emoji qua e la.
E poi una miriade di commenti negativi da parte di professionisti del settore e amanti di questa invenzione tecnologica.

Eccoti solo un paio di questi esempi. Avrei voluto pubblicarli tutti ma ci sarebbe voluto un intero blog per farlo.

Il primo da parte di Massimo Ruotolo, CEO di Tokenable.io (la piattaforma NFT tutta italiana), speaker radiofonico del programma Cryptomondo ed esperto di blockchain e criptovalute. Insomma uno che è davvero del settore.

Massimo Ruotolo fa notare al Calzolari che è stato un po pesante e leggermente superficiale con i giudizi riguardo ai Token Non Fungibili. Dopotutto, la moneta FIAT (quella tradizionale) è ancora il mezzo più usato al mondo nel riciclaggio di denaro.

L’altro commento che ho scelto è di Marco Garavini, Produttore Artistico di publicpressure.io (una startup in campo Musica / NFT) e Artista NFT egli stesso.

Un po lungo, cercherò di riassumere:
Camisani nel video chiama in causa note opere NFT accostandole al concetto di riciclaggio di denaro sporco per via del loro prezzo molto alto, inoltre egli dubita del valore artistico delle stesse, paragonandole a quadri famosi di Picasso e Michelangelo.
Il Calzolari dimostra dunque una leggera ignoranza in campo artistico/collezionistico e Marco Garavini glielo fa notare in modo pacato e argomentato.

Domanda da un milione di dollari: quindi Marco Camisani Calzolari è solo un pomposo boomer, ignorante in arte e tecnologia, che per paura di essere tagliato fuori dal mondo moderno critica a caso tutto e tutti per mantenersi a galla professionalmente?

Direi proprio di no. Più che ignorante lo definirei un comunicatore molto furbo e se avrai un po di pazienza capirai il perchè.

Chi è Marco Camisani Calzolari

Quello che probabilmente sai di Marco Camisani Calzolari:

È un famoso divulgatore televisivo in ambito tecnologico, con una piccola ma effettiva presenza anche sui social. Il suo focus divulgativo (la materia preferita) è l’innovazione digitale. Solo che probabilmente lo avrai visto a Striscia la notizia parlare “male” di molte tecnologie, mettendoti in guardia dai tanti pericoli del web.
Sembra quasi che il suo lavoro sia fare cattiva pubblicità al suo stesso settore.
Tuttavia non è così e per due motivi. Il primo è che la tecnologia non è il suo vero settore, il secondo che il target televisivo (quelli che di solito guardano la tv a cena) per la statistica ama sentir parlare male di internet e delle nuove tecnologie.

Quello che probabilmente non sai di Marco Camisani Calzolari (in breve):

  1. Lo vedi in Italia ma vive in Inghilterra.
  2. Professore all’università IULM di Milano, facoltà di Comunicazione, relazioni pubbliche e pubblicità. Attenzione, pubblicità, non tecnologia.
  3. Amministratore di una famosa agenzia di marketing Italiana. Ancora pubblicità.
  4. Amministratore di una società di sviluppo di siti web in Inghilterra. Si direbbe tecnologia ma chi conosce i siti sa che essi in realtà oggi sono più un’attività di marketing e comunicazione (lo so perché abbiamo un’agenzia di marketing anche noi).
  5. Ha scritto un libro su marketing e comunicazione. Ancora marketing.
  6. In passato tenta di inventare un social network italiano. A quanto pare non ha funzionato.
  7. In passato tenta di sviluppare EnergyBank, una moneta virtuale. Si hai letto bene, delle monete virtuali ne parla malissimo ma ha cercato di inventarne una tanto tempo fa. Non è andata benissimo.

Gran bel profilo, ma se c’è una cosa chiara in tutto questo è che il Calzolari non è uomo di tecnologia ma di marketing e comunicazione.
Ed è proprio per questo che esaminerò questo caso dal punto di vista comunicazionale e non quello di una sua presunta mancata conoscenza tecnologica.

Perché Marco Camisani Calzolari non è ignorante ma furbo

All’inizio era il verbo. Già perché le parole cambiano tutto, lo sanno tutti quelli che come me lavorano nel marketing e la comunicazione.
Lo stesso vale per le immagini. Si dice: “un’immagine vale più di mille parole”, giusto?

Parole e immagini vengano usate da tutti, continuamente, per farti credere qualcosa.
Come ad esempio che un prodotto sia ottimo o semplicemente giusto per te.
Oppure che un partito politico sia più onesto di un altro. O anche che un determinato personaggio storico non sia stato un santo come te lo avevano dipinto.
Basta cambiare alcune parole di un discorso o racconto, creare un’immagine ottimizzata allo scopo e, taaaac, la percezione di un determinato soggetto cambia.

Anche l’epiteto Evangelizzatore Digitale che lo stesso Calzolari usa per descrivere se stesso rientra nella categoria.
La parola Evagelizzazione infatti è forte, archetipica, legata a sentimenti di autorevolezza e riconoscimento. Come le parole Padre, Madre, Fratello, Sorella, Santo e…Vangelo.
Sono ancorate nella nostra cultura e usate dai comunicatori e spesso anche dalle aziende per suscitare certi sentimenti in noi, involontariamente.

Prima di tornare a Striscia la furbizia, lascia che ti spieghi un paio di tattiche comunemente usate dai mass media, o più precisamente dai divulgatori per farti digerire un loro punto di vista come fosse una verità comunemente accettata.

Per capirle non serve la conoscenza tecnica, tranquillo. Basterà la tua sola intelligenza. Inoltre, per non essere assolutamente tecnico, mi inventerò i nomi di queste tattiche.

La prima la chiameremo retorica del rimbalzo, funziona così:

Immagina che qualcuno lanci una palla di gomma a terra, in una direzione. L’intuito e l’esperienza ti faranno dedurre che essa farà un certo numero di rimbalzi prima di fermarsi.
Certo, se non stai giocando a biliardo e non sei un campione non potrai sapere quanti rimbalzi farà di preciso. Ma avrai un’idea approssimativa e comunque, avendo visto di che palla si tratta, sei certo che (ad esempio) ne farà sicuramente più di 2.

Ora proviamo a trasferire questo ragionamento alla comunicazione.
L’esperto comunicatore studia un discorso per ottenere un certo risultato dal pubblico. Ha in mano la palla e ne conosce peso e consistenza.

Egli parte con una introduzione e fa una prima affermazione. Questa solitamente serve a guadagnare la fiducia dell’interlocutore, sarà quindi un’affermazione comunemente condivisa (con la quale è difficile essere in disaccordo). Ha lanciato la palla, la quale ha appena fatto un primo rimbalzo nella direzione da lui voluta.

Il comunicatore fa una seconda affermazione. Anche questa comunemente condivisa. La palla fa un secondo rimbalzo. Data l’affermazione, chi lo ascolta presume che questa palla immaginaria farà ancora altri rimbalzi.

Qui parte il trucco.

La mente fa un’associazione istintiva tra la credibilità delle affermazioni appena ascoltate e la prossima, dandone per scontato la veridicità. Da per scontato che, visto lo slancio, la palla farà un altro rimbalzo
Dopotutto, se finora l’oratore ha detto la verità, perché da ora in poi dovrebbe mentire?

La seconda tattica di cui ti voglio parlare la chiameremo tattica a sandwich e funziona in questo modo:

Ipotizziamo che l’obiettivo del comunicatore sia screditare un soggetto/prodotto.

Prima parte, la fetta di pane sotto: ottima presentazione dell’idea/prodotto/profilo. Nel caso specifico il Calzolari viene introdotto da 2 personaggi molto amati dal pubblico di un programma altrettanto amato e noto, inoltre egli è riconosciuto ufficialmente come divulgatore tecnologico. Tutto questo funziona come il primo rimbalzo della tattica precedente.

Seconda parte, il companatico: il comunicatore descrive solo marginalmente il soggetto e le sue reali caratteristiche positive, quanto basta da non poter ricadere nella categoria “disinformazione” e lasciando invece molto spazio alla critica. Questo funziona come il secondo rimbalzo della palla di prima.

Terza parte, la fetta di pane sopra: il divulgatore descrive accuratamente i possibili lati negativi del soggetto nascondendo ad arte il fatto che essi sono solo una possibilità e non una realtà appurata. Nella mente dell’interlocutore medio, le teorie del comunicatore diventano prove scientifiche.
Risultato: il companatico, sano e nutriente, è schiacciato e nascosto tra due belle fette di semplice pane.

Ora, per tornare al nostro “evangelizzatore digitale” facciamo un ripasso.
Ricordi l’immagine del post Facebook del Calzolari? Eccola.

Ora prova a riguardarla con la mente sgombra da pregiudizi riguardo gli NFT e seguendo i vari punti delle tattiche che ti ho appena spiegato, cerca di individuare le “astuzie” con il quale è stata fatta.

Per aiutarti, anziché elencarle io stesso punto per punto voglio provare un simpatico esperimento.

Prova ad immaginare di essere nel selvaggio west, dove però esiste Facebook. Un bel giorno, scrollando tra i post ti capita di vedere questo qui sotto.

Semplice no? Il cavallo, simbolo di bellezza e fierezza non è certo nato per gli assalti alla diligenza, al massimo possiamo dire che fu utilizzato a questo fine dai banditi.

Se ne parli male è perché vuoi comunicare solo con chi odia questo animale oppure, attenzione a quello che sto per dire, hai intenzione di vendere automobili. Ma anche le auto sono usate per le rapine, dunque è un circolo senza fine. Quindi non ti rimane che essere testimone degli eventi e raccontarli magari in un e-book o un vlog.

Dopotutto, prova ad immaginare di essere un uomo di mezza età, colto, con grandi doti comunicative ed esperienza nella vendita.
Da giovane hai tentato di creare qualcosa di tecnologicamente innovativo ma per una ragione o per l’altra non ha funzionato. Il mondo corre e le nuove generazioni vanno a una velocità per te impossibile da raggiungere.
Nei panni di questa persona, non credi che avresti la tentazione di crearti una nicchia in controtendenza, criticando le nuove opportunità e gli orizzonti per te ora inarrivabili, tanto da poterti costruire per lo meno una audience a cui vendere servizi o libri?

Si tratta solo di una tenera ipocrisia della quale siamo tutti potenziali vittime.

L’unico errore di Marco Camisani Calzolari

Piccola lista riassuntiva di domande e risposte.

Marco Camisani Calzolari è per caso cattivo, sciocco o disinformato?

Assolutamente no, a parte il fatto che nella vita è un padre amorevole e un professionista affermato, il suo ruolo mediatico gli impone di essere costantemente aggiornato. Se comunica una cosa in modo sbagliato sicuramente lo fa per secondi fini, marketing, reputazione ecc. Sembrerà paradossale ma la prova tangibile di questo è la bruttezza delle sue grafiche social: uno che gestisce agenzie di marketing non può essere a corto di grafici specializzati o di denaro per pagarne uno, se fa grafiche così vuol dire che intende comunicare con un pubblico meno sofisticato (c’è chi è in grado di capire La Divina Commedia e chi non arriva oltre le riviste di gossip).

Gli NFT possono essere usati dalla malavita per il riciclaggio di denaro? 

Non ci sono prove a riguardo ma essendo prodotti collezionabili, come le opere d’arte tradizionali, possono essere usati a tale scopo. Anche se in quel caso gli “investimenti illeciti” sarebbero meno sicuri perché gli scambi via blockchain sono molto più rintracciabili di quelli offline. Ciò che sappiamo con certezza sugli NFT è che sono la più grande oportunità per l’arte, il collezionismo e la certificazione di documenti degli ultimi 50 anni.

Ma allora qual è stato l’errore del Calzolari?

Non vorrei offendere la sua grande esperienza in ambito marketing e comunicazione, poiché è il suo VERO e UNICO focus professionale. Tuttavia, a mio avviso, l’unico vero errore di Marco Camisani Calzolari riguardo al servizio sugli NFT è stato pensare che il pubblico TV sia lo stesso dei social. Chi segue programmi come Striscia la notizia, quello della D’Urso o Maria De Filippi statisticamente è a digiuno (o quasi) di digital e tecnologia. Un pubblico in grande percentuale generalista, che di solito si occupa d’altro e pensa ad altro. Inoltre la TV non consente repliche e commenti.
Aver portato lo stesso taglio comunicativo della TV (generalista e non argomentato) nei social, ha esposto Camisani al “controllo qualità” da parte di chi frequenta questi network.
E quindi non solo la massaia di Frosinone o l’impiegato di Messina ma anche gli esperti del settore, i quali non vedono l’ora che qualcuno più famoso di loro scivoli per tentare di farlo a pezzi. Cosa che è successa.

Siamo chiari, io non posso insegnare nulla a Marco Camisani Calzolari ma se potessi lanciargli da lontano un suggerimento sarebbe questo: se vuoi fare il DJ invece del musicista ok, è una figata. Non sei costretto a studiare musica, tanti party, tanta gente e belle ragazze. Ma criticare il Jazz non farà di te un DJ migliore.